Francesca Succu, residente a Padova.
Laureata in Pedagogia Universita’ di Padova 1975, ha conseguito il Diploma triennale Scuola Superiore Servizio Sociale di Cagliari nel 1967.
L’attività svolta dal 2008 ad oggi è stata quella di Presidente Associazione Amministrazione di Sostegno Onlus, Regione Veneto, v. Gradenigo 10 -Padova
Ha ricoperto nella Pubblica Amministrazione i seguenti ruoli:
– Direttore dei Servizi Sociali dell’AULSS 17 di Este dal 2000 al 2008 (46 Comuni)
– Direttore dei Servizi Sociali dell’AULSS 15 di Cittadella (28 Comuni) fino al 2000.
– Responsabile “Osservatorio Handicap Regione Veneto” dal 1999 al 2008;
– Direttore scientifico del progetto regionale e internazionale “Sulla salute della persona e della famiglia” dal 2006 al 2008;
– Direttore scuola Regionale per “Educatori Professionali Animatori” dal 1987 al 1997 ULSS 20, Regione Veneto;
– Docente a seminari universitari, master, convegni e corsi di formazione per AdS;
Ha curato varie pubblicazioni tra cui:
° L’amministrazione di sostegno in Italia dopo la legge n.6/04 “Associazioni e Amministrazione di Sostegno e Fondazione Zancan” Cleup Padova 2013;
Caldin R. Succu F. “L’integrazione possibile. Riflessioni sulla disabilità nell’infanzia, nell’adolescenza e nella vita adulta” – Pensa Multimedia – Lecce 2004;
Succu F. “Cambiano i bisogni, cambiano le risposte: il Piano di Zona, in “Politiche Sociali”, 3/1998;
Succu. F. (1996) “Tutela della famiglia: lo stato della legislazione – la rete dei servizi”, – Fondazione Zancan Padova;
Succu F. (1995), “La Formazione per la funzione di Mediazione dei Servizi, atti di seminario” – Fondazione Zancan Padova;
Busnelli E., Moro A. C., Malagoli Togliatti M., Succu F. (1995), “La Mediazione nelle crisi familiari: una funzione in sviluppo, atti di seminario” – Fondazione Zancan Padova.
QUI IL VIDEO DELL’INTERVENTO – (disponibile dal 15.4.2014)
La legge 6/2004 ha appena compiuto 10 anni ed è di “sana e robusta costituzione”. Dalle esperienze e dalle recenti analisi risulta che si è affermata non solo per la per la sua grande portata innovativa, ma soprattutto per l’impatto positivo che ha avuto nella difesa della dignità e dei diritti delle persone fragili.
Essa si è dimostrata all’altezza delle aspettative: un moderno istituto giuridico efficace ed appropriato al progressivo sviluppo di una cultura inclusiva di promozione ed affermazione dei diritti e doveri “costituzionali” di parità e solidarietà fra i cittadini .
Grazie agli immediati e diffusi interventi di sensibilizzazione e informazione tra tutte le organizzazioni di persone e di famiglie, impegnate a supporto e difesa dei diritti delle persone con disabilità, è maturata la consapevolezza che l’Amministrazione di Sostegno risponde alle nuove istanze di cambiamento e all’esigenza di una maggiore valorizzazione delle persone non autonome incidendo sul contesto che le circonda, non solo allo scopo di rimuovere gli ostacoli alla crescita e allo sviluppo della loro autonomia, ma anche rafforzando le condizioni favorevoli alla realizzazione del proprio progetto di vita.
La figura dell’Amministratore di Sostegno è apparsa come risorsa generativa di promozione di dignità e capacità, affiancando la persona non autonoma nel superare le difficoltà che incontra a svolgere le funzioni di vita quotidiana.
Dignità e capacità sono libertà necessarie per una società moltiplicativa di responsabilità. (1)
Per la legge è stato importante l’imprinting dato da soggetti e istituzioni che avevano contribuito a predisporla e sostenerla.
La sua concreta applicazione, infatti, si è da subito affermata, grazie anche all’impegno autorevole di giuristi e giudici tutelari che ne hanno garantito la bontà e l’efficacia nei confronti dei soggetti deboli, considerandoli cittadini a pieno titolo da sostenere ed affiancare, non da escludere.
Se è vero tuttavia, che “per fare crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”, anche per promuovere benessere, qualità di vita ed autonomia della persona beneficiaria dell’AdS, ci vuole un sistema integrato di interventi e servizi, in grado di sostenere ed affiancare la persona accompagnandola nelle sue scelte e nello svolgimento delle azioni di vita quotidiana.
Per rispondere ai bisogni ed alle aspettative della persona beneficiaria, in modo efficace e soddisfacente, l’Amministratore di Sostegno, per quanto preparato, esperto e motivato, non può agire da solo; egli deve poter contare su una rete di soggetti e risorse a supporto della relazione di aiuto.
La relazione di aiuto è infatti la modalità relazionale privilegiata che conferisce valore e qualità all’azione dell’Amministratore di Sostegno in quanto orientata a favorire e a dare senso e significato ai percorsi finalizzati ed alla realizzazione del progetto di vita della persona non autonoma.
Gli elementi distintivi della relazione di aiuto sono: fiducia, accettazione e rispetto dell’altro.
Tali qualità si esprimono nell’attenzione, nell’ascolto partecipato, nell’accettazione e comprensione dei limiti, nella autenticità e congruità delle risposte, pur conservando sempre neutralità e giusta distanza.
La relazione d’aiuto è prioritariamente orientata a dare risposte appropriate ai bisogni della persona coniugando le capacità e potenzialità personali con le risorse disponibili e attivabili nel contesto di vita della persona stessa.
Nella relazione d’aiuto emerge l’aspetto meta cognitivo della “competenza d’aiuto” intesa come capacità di dare vita ad una relazione umana in modo consapevole, controllato e intenzionale, padroneggiando abilità che sono un tutt’uno con ciò che si è. (2)
Le risorse del contesto, organizzate in rete, costituiscono un supporto sostanziale per integrare ed orientare l’azione dell’ Amministratore di Sostegno finalizzata ad elevare la qualità della vita della persona beneficiaria.
La rete è come una mappa in grado di orientare il viaggiatore attraverso punti di riferimento, costituiti da “nodi” istituzionali, operativi e professionali e “fili” rappresentati da legami, che favoriscono l’ascolto, il senso di appartenenza, la partecipazione e l’inclusione.
La metafora della rete racchiude un ricco panorama di analogie e modi di dire alcuni di segno positivo quale la connessione, il collegamento comunicativo, la protezione ( l’acrobata che manca la presa, delimita il campo dove si fronteggiano i giocatori, delimita regioni dello spazio), ed altri, meno positivi, che contengono l’idea di separazione, di confine, di barriera.
Nel contesto dell’Amministrazione di Sostegno la rete assume la funzione di collegamento attivo con l’insieme di risorse che possono concorrere ad aprire spazi di vita alla persona non autonoma.
La stessa legge 6/04 è stata concepita all’interno di un sistema di reti istituzionali costituite dall’insieme di soggetti appartenenti al sistema giuridico e dei servizi sociali e socio sanitari; un sistema rafforzato nel 2003 con la promozione dei diritti e dei percorsi di emancipazione, espressi poi nel 2007 dalla Convenzione Internazionale ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Non è un caso che le persone con disabilità, le loro famiglie e le loro organizzazioni, in quella occasione abbiano richiesto ed ottenuto che la conferenza “Stato Regioni”, riunitasi in Veneto, assumesse l’impegno di approvare la legge sull’Amministrazione di Sostegno come obiettivo prioritario del piano di governo nell’area disabilità e del piano regionale relativo a “disabilità e
domiciliarità”.
Questa stessa rete oggi può e deve essere attivata e sollecitata per la maggior affermazione, diffusione e consolidamento dell’Amministrazione di Sostegno , e per l’effettivo superamento di altre misure di protezione che costituiscono maggiore limitazione dei diritti e delle opportunità di agire della persona non autonoma.
Alla luce di queste riflessioni appare chiaro come l’Amministratore di Sostegno non possa svolgere da solo la propria funzione ma debba agire attivamente in rete, in comunicazione dinamica e funzionale con le soggettività che dispongono di competenze e svolgono ruoli adatti ad integrare efficacemente la sua azione, per creare le condizioni di effettivo benessere della persona nel proprio ambiente fisico e relazionale.
La rete non e’ il segreto delle nuvole; essa richiede apertura relazionale e integrazione comunicativa.
Da un lato compete all’Amministratore di Sostegno il dovere di conoscere le possibilità della rete nei suoi nodi e connessioni, dall’altro anche le soggettività che compongono la rete, istituzionali e civili, devono aprire spazi comunicativi con l’Amministratore di Sostengo per comprendere la situazione e ricercare forme di intesa e di collaborazione capaci di ampliare le possibilità della persona di soddisfare bisogni, desideri e aspettative.
In questa prospettiva l’azione dell’Amministratore di Sostegno assume i profili del progetto integrato capace di mettere in collegamento la persona con i “nodi” ed i “fili”della rete.
Ogni progetto è un ponte che può poggiare su pilastri di differente consistenza e robustezza ma tutti in grado di reggere la persona nel suo attraversare momenti difficili, nel cogliere opportunità che le consentono di realizzare al meglio ciò di cui necessita e desidera nella vita.
L’AdS, come un buon compagno di viaggio, ha il compito di sostenere la persona, in un sistema di relazioni positive con differenti soggettività, che di volta in volta possono assumere rilievo determinante nella definizione di percorsi e processi di sostegno alla persona non autonoma: il Giudice Tutelare, le reti familiari e comunitarie, le istituzioni locali con i servizi alla persona, gli istituti previdenziali e del credito, il mondo del terzo settore e della solidarietà, il mondo del lavoro, della cultura e del tempo libero.
Nello spirito della rete l’AdS interpella competenze, sollecita risorse, suscita interessi, intreccia legami alla ricerca di risorse funzionali alle esigenze del beneficiario, conferendo sempre alla sua azione precisi profili di eticità ravvisabili nel rispetto della persona, nella assunzione di precise responsabilità e nell’operare scelte efficaci ed appropriate.
L’Amministratore di Sostegno mette al primo posto il rispetto della persona, della sua storia e del suo mondo vitale, che significa attenzione costante all’altro; che richiede capacità di confrontarsi con la diversità, di accogliere senza pregiudizi i differenti modi di vedere e di sentire della persona nella sua unicità e specificità.
Il rispetto presuppone il sapere aprirsi all’altro, cogliendo e valorizzando ogni segno espressivo utile ad assicurare gli apporti necessari per operare in libertà le scelte rispondenti ai bisogni ed alle aspettative.
La funzione di Amministrazione di Sostegno implica quindi un fare non disgiunto dall’essere; l’uno e l’altro, esito di personale impegno volto ad affinare strumenti di conoscenza di sé e dell’altro, all’insegna della piena consapevolezza della dimensione di umanità e di solidarietà insita nella relazione d’aiuto.
Nella dimensione del fare un aspetto determinante riguarda l’individuazione e la valorizzazione delle risorse.
Le risorse della persona, innanzitutto, spesso nascoste dietro il velo delle limitazioni soggettive e dei pregiudizi; le risorse della famiglia a volte assorbita da interessi materiali o animata da atteggiamenti oppositivi alle scelte dell’amministratore di sostegno; infine, le risorse presenti nel contesto sociale e comunitario.
La valorizzazione delle risorse, di tutte le risorse, costituisce la componente strategica del ruolo dell’amministratore di sostegno in quanto permette di rispondere al meglio alla funzione specifica ed a creare le migliori condizioni per il benessere della persona, che è l’unica vera finalità dell’agire in relazione.
Ogni attore della composita configurazione della rete è chiamato ad assumere ruoli e responsabilità che comportano la convergenza su bisogni e aspettative della persona beneficiaria.
I nodi della rete con cui l’Amministratore di Sostegno deve intessere legami, anche se con la giusta distanza e con la consapevolezza del suo importante ma differente ruolo, sono:
_la persona beneficiaria, che deve sempre avere la centralità in qualsiasi progetto che direttamente o indirettamente possa riguardare la sua vita;
_il Giudice tutelare, che costituisce risorsa fondamentale per il suo impegno nel coniugare la giustizia con la sussidiarietà e solidarietà e fare in modo che l’intervento di protezione e tutela, la cui concreta realizzazione è affidata all’AdS, sia reso quantitativamente e qualitativamente, personalizzato, efficace ed appropriato alle esigenze effettive e concrete della persona;
_la famiglia del beneficiario:
la famiglia assume un ruolo centrale e peculiare nella formazione e nella cura della persona e nella promozione del suo benessere, e deve essere considerata come soggetto attivo per la formazione di proposte e progetti relativi all’offerta dei servizi e per la valutazione degli stessi.
Il coinvolgimento e la responsabilizzazione della famiglia del beneficiari da parte dell’AdS, anche ove sia egli stesso un familiare, ha la finalità di migliorare la qualità e l’efficienza degli interventi, e di rafforzare i legami di solidarietà intrafamiliare e relazionale del beneficiario.
_il Sistema dei servizi sanitari, sociali e socio sanitari:
oltre alla legittimazione attiva per la segnalazione ed il ricorso alla nomina di AdS, i servizi sono storicamente risorse per garantire il diritto alla salute attraverso le cure e gli interventi per l’abilitazione, la riabilitazione e l’assistenza. Nel caso di persone con disabilità o non autosufficienza i servizi hanno l’obbligo di definire, con modalità multiprofessionali e multidimensionale integrate , il progetto personalizzato a sostegno della persona titolare della misura di protezione. Sono inoltre tenuti a vigilare sui processi e sui risultati degli interventi e servizi effettuati.
_i Soggetti del terzo settore e del Volontariato:
il volontariato offre supporto alla persona, alla famiglia ed alle istituzioni per l’integrazione di servizi pubblici e privati, e per rafforzare la vicinanza, la relazione, l’autonomia e l’inclusione, oltre a promuovere attivamente i processi di empowerment della persona fragile.
Il contributo del volontariato e dei soggetti non profit è essenziale nei processi di sensibilizzazione, informazione, formazione e diffusione di buone prassi, oltre che assunzione diretta di responsabilità nell’ accompagnamento e sostegno dei volontari che offrono la disponibilità a svolgere (o svolgono già) la funzione di AdS.
_gli Istituti Previdenziali: erogatori di benefici economici e di prestazioni assistenziali di cui la persona è titolare e avente diritto.
_gli Istituti di Credito: gestori depositari delle risorse economiche e finanziarie, interlocutori dell’AdS, spesso unico titolare dell’utilizzo di risorse, finalizzate alla cura e al benessere esclusivo della persona beneficiaria.
_il mondo Produttivo e del Lavoro:
come opportunità per l’inclusione lavorativa della persona, per la sua emancipazione, per le esperienze formative e di socializzazione anche non finalizzate all’acquisizione permanente del ruolo di lavoratore. L’AdS come mediatore tra la condizione della persona e le esigenze del mondo produttivo può sostenere il beneficiario nei percorsi lavorativi (accomodamento ragionevole per garantire il diritto al lavoro, contratti, regole, opportunità , mobilità, diritti e doveri, relazioni di parità, e utilizzo di servizi per l’effettiva inclusione lavorativa).
_rete amicale parentale e comunitaria:
di supporto all’inclusione. Comprende tutti quei soggetti di rete presenti e attivi attorno alla persona nella sua quotidianità. Essi esprimono e realizzano quell’idea di solidarietà comunitaria che è il presupposto per il benessere personale: il giornalaio, il barista, il patronato parrocchiale, il centro sportivo, il vigile urbano, possono costituire importanti riferimenti di protezione e di accoglienza.
_le Istituzioni locali:
importante è il ruolo che nella rete assumono le istituzioni locali a difesa degli interessi della persone in generale e per la promozione di opportunità di inclusione dei cittadini più svantaggiati.
_la Regione:
che deve assumere il ruolo di “steward ship” e , anche attraverso leggi e normative, fare da accompagnatore e guida nella promozione dell’istituto dell’AdS.
_il Comune singolo od associato (Conferenza dei Sindaci):
in qualità di rappresentante degli interessi dei cittadini, in particolare di quelli più deboli e soggetti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, e per le responsabilità della programmazione sanitaria e sociale a livello locale (Piani di Zona) oltre che per la gestione diretta dei servizi non delegati alle ASL.
_l’Università e la Ricerca:
con l’apporto qualificato nella formazione di base dei diversi professionisti (medici, psicologi, giuristi, assistenti sociali , educatori, infermieri ) e degli operatori già in servizio.
Il prendersi cura delle persone fragili è un modo per affrontare più serenamente la propria condizione umana ed è da intendersi in termini di promozione, attivazione, accompagnamento e sostegno facendo in modo che anche i beneficiari , possano rivendicare le proprie responsabilità e contribuire per quanto possibile alla costruzione del bene comune.
Per l’AdS ciò significa che l’aiuto che è in grado di dare può diventare risorsa, messa a disposizione del beneficiario per essere rigenerata e restituita dallo stesso beneficiario ad altri.
Rigenerare le risorse di tutti i componenti della rete, grazie alla responsabilizzazione, da’ origine ad un nuovo modo di intendere i diritti e doveri sociali e le relazioni di reciprocità e di aiuto tra le persone .
La finalità dell’agire è la persona: la rete è solo un mezzo per raggiungere il fine.
“Oggi ci rendiamo sempre più conto che niente succede isolatamente; fenomeni ed eventi per lo più connessi con innumerevoli altri pezzi di un complesso puzzle universale, si causano l’un l’altro e interagiscono tra loro. Ci accorgiamo ormai di vivere in un mondo piccolo, in cui ogni cosa è collegata alle altre (…) Siamo arrivati a capire l’importanza delle reti.
(3) Albert –Laszlo Barabasi (complex Network department of Phisics University of Notre Dame”La scienza delle reti einaudi 2004”