Mery ci racconta di avere una vecchia curatela che le blocca parte dello stipendio per far fronte a debiti pregressi per affitti non pagati. Il resto della paga lo sperpera nel gioco.
Vuole che qualcuno si faccia carico di starle vicino per limitarne il vizio del gioco e per far fronte ai suoi impegni di bollette, affitto ed altre spese.
E’ seguita dai Servizi Sociali e sa che se ricasca nelle morosità può essere messa in comunità.
Oltre a questa protezione, Mery si dice autonoma però non vuole aver a che fare con Giudici e Tribunale che la spaventano.
Ci rivela di avere un figlio, che non frequenta ed un nipote che aiuta come può.
Sentito il Curatore, lo stesso ci conferma quanto raccontato da Mery.
Comprendiamo la difficoltà e i timori di Mery , ma consideriamo altresì che l’amministrazione di sostegno potrebbe essere lo strumento di protezione più adeguato perché consentirebbe, da un lato, di limitare la disponibilità e la gestione del denaro e, dall’altro, di ridurre il pregiudizio patrimoniale che Mery cagiona a se stessa a causa della dipendenza patologica dal gioco; Mary si dice d’accordo, ma si sente bloccata.
Allora riteniamo doveroso segnalare la situazione al Giudice Tutelare affinchè possa valutare il caso, sentire l’inabilitata e il curatore, ed eventualmente trasmettere gli atti al Pubblico Ministero, perchè promuova il procedimento di revoca dell’inabilitazione, passaggio necessario per avviare una amministrazione di sostegno.