Gaia è stata da poco nominata amministratore di sostegno della zia, la quale è stata ricoverata presso una casa di riposo ed è proprietaria, assieme a Gaia e alla sorella di quest’ultima, di un immobile.
Tale appartamento presentava muffa ed alcuni mobili ne erano già intaccati.
Al fine di una sanificazione Gaia ha, quindi, provveduto a togliere la carta ammuffita dalle pareti ed ha buttato qualche mobile, ormai rovinato, obsoleto e non di pregio.
La sorella, venuta a conoscenza di tale operazione, le ha però scritto una lettera formale, invitandola a ripristinare il mobilio ed intimandola a non sottrarre più nulla senza previa autorizzazione sua e del GT.
Domanda: Gaia poteva, senza specifica autorizzazione, provvedere all’eliminazione di tali mobili?
Il caso è sicuramente delicato. La primissima operazione da fare è, come sempre, leggere attentamente il decreto di nomina per verificare se il Giudice tutelare ha già autorizzato operazioni di questo tipo.
La gestione ordinaria del patrimonio include la possibilità di compiere atti di pulizia e di conservazione, ma nel caso in cui il decreto non contempli il potere di eliminare beni che potrebbero sia interessare i comproprietari che far parte – in seguito- dell’ asse ereditario, sarà necessario ottenere l’autorizzazione preventiva del GT .
Prudenza vuole che prima di buttare i mobili Gaia faccia una foto delle loro condizioni, così da tutelarsi verso parenti assenti che magari vivono nel ricordo di mobili di pregio, che il tempo ha invece intaccato.
In ogni caso va sottolineato che la valutazione del pregio o della obsolescenza è talora soggettiva.