L’ascolto dello sportello nel tempo si è trasformato, un po’ forse perché figlio dei tempi che passano e forse anche per le diverse problematiche di fronte alle quali il cittadino si imbatte.
Numerosi e diversi sono gli interrogativi che vengono posti, complesso alle volte rispondere.
Questo stato di emergenza Covid-19, che ha bussato alla porta di molte persone pur come ospite sgradito, ha messo in seria difficoltà un po’ tutti.
E’ capitato un contatto di un amministratore di sostegno che chiameremo Aldo, dove la scelta della forma maschile è per motivi di praticità. Si confida nella comprensione di Tutti.
Aldo è da molti anni che è stato chiamato a svolgere l’incarico di amministratore di sostegno in favore di Giorgio. La scelta del Giudice Tutelare affidata proprio a un non famigliare è stata una scelta obbligata, per evidenti problemi di “intolleranza fra parenti”. Nipoti che si disinteressano al caso.
In realtà Aldo ha svolto il suo compito negli anni senza problematiche particolari.
Il suo beneficiario è tranquillo in una casa di riposo, quindi con una rete assistenziale garantita. Deve solo preoccuparsi del pagamento della retta della Struttura. Nulla più!
Non ci sono famigliari che gli “chiedono conto” in merito al suo operato.
Ci sono Giorgio, Aldo e il Giudice Tutelare.
Purtroppo un giorno questo Covid-19 si è portato via Giorgio, che in silenzio se ne è andato.
Bisogna occuparsi del funerale. Aldo informa subito la nipote chiedendole se poteva e/o voleva occuparsi del prosieguo a miglior vita di Giorgio.
Risposta netta: “Non mi interessa, lo faccia lei!”
Aldo così chiede “ma perché allora io, che non sono più amministratore di sostegno, devo occuparmene?”
Nasce subito un basito silenzio dall’altra parte del filo, sperando di non avere ben inteso. Si riformulano le domande su domande che, alla fine, riportano sempre alla stessa risposta “non lo fa la nipote, non lo faccio neanche io. Se ne occuperà qualcun’altro”.
Una profonda tristezza si è impossessata dell’interlocutore. Non poteva essere indifferenza, disinteresse. Seguita da una lunga pausa, riempita da un fiume di parole che Aldo proferiva, forse per cercare in qualche modo una giustificazione al suo operare. Forse!
L’amministratore di sostegno chi è, se non il braccio destro del suo beneficiario? Ancor più se solo e senza rete famigliare.
L’amministratore di sostegno è chi ti sorregge e ti accompagna, fino in fondo, fino all’ultimo sorriso e, potendo, fino all’ultimo abbraccio.
E’ vero l’incarico cessa alla morte del beneficiario, ma….il CUORE, dove l’ho messo?
Se non ho fatto tesoro del CUORE, come posso avere operato nell’interesse del beneficiario?
Se non mi sono ricordato che è il CUORE il vero motore di ogni cosa, posso essere soddisfatto di ME?
Sì, è stato un ascolto diverso, schietto che forse ha messo l’amministratore di sostegno di fronte ad una finestra che mai nessuno aveva aperto prima.
Essere amministratore di sostegno non è operare nella quotidiana ordinarietà, ma è molto di più. E’ ascoltarsi, ascoltare, e farsi ascoltare anche alle volte con severe difficoltà.
Ma la convinzione più profonda è che se non ci metti il CUORE i benefici saranno ordinari, soliti, consueti, normali.
Amministratore di sostegno metti il CUORE nella tua ordinaria consuetudine.
Il sapore delle cose sarà completamente diverso. Avrà un gusto diverso.
Organizza l’ultima festa per chi ha creduto in Te, ha avuto fiducia in Te, anche se non lo capiva. Fallo per fargli un ultimo regalo.
E forse il regalo sarà per Te.
Rita Dagiat
Operatore dello Sportello di Trieste