IL PICCOLO 1 APRILE 2020
TRIESTE. Ho visto un uomo solo camminare in un’enorme piazza vuota. Era piazza Unità, dentro un sogno ed io ero a passeggio col cane. Era una visione tra il mistico ed il mitico come uno di quei quadri di De Chirico, quelle atmosfere essenziali e rarefatte. L’ho visto avanzare da solo nel silenzio sferzato dal vento a pochi passi dal mare. Era crucciato con uno sguardo fiero come quello di un soldato e alla ricerca di dignità: evanescente nella sua esistenza come un dipinto di Edward Hopper.
La sua vita era un lavoro indomito a cui doveva dedicare sé stesso ogni singolo giorno, un impegno quotidiano a vivere al meglio e non al minimo. Le città vuote non sono mica come nature morte perché le città anche se vuote risuonano dell’anima di chi ci vive. Mi fa pensare che quello che viviamo è uno spazio dell’anima che dobbiamo riempire e a cui dare senso, giorno per giorno.
Ebbene quell’uomo solo portava avanti risoluto un peso titanico e diceva parole ad un vento infausto, parole che non si scioglievano come lacrime di pioggia, ma cristallizzavano e il vento portava via ovunque. Quelle parole semplici e fiere e quello sguardo così profondo ci ha contagiato, risuonando nel silenzio assordante delle strade.
Potete immaginarvi un domani dentro la città ideale di Piero Della Francesca, essere tutt’uno con la città, dentro una perfetta armonia tra uomini e spazi. Mentre le parole di quell’uomo continuano a risuonare come un’eco dentro tutte le vie dl mondo: oggi mi risuona in testa un detto latino “primum vivere“.-
Alessio Pellegrini