Assistente sociale, attualmente Responsabile dei SSC n.3.2 Carnia, ha lavorato per l’Ass.n.4 Medio Friuli, l’Ambito distrettuale Udinese e il Comune di Udine.
Docente/formatrice dal 1996 in corsi di formazione e aggiornamento professionale per operatori socio-sanitari, assistenti sociali, volontari e medici. E’ autrice/coautrice di una serie di pubblicazioni inerenti le esperienze lavorative sperimentate. Ha svolto attività di consulenza in gruppi di lavoro promossi dalla Direzione Regionale per le politiche sociali. E’ stata Consigliere dell’Ordine degli Assistenti Sociale del FVG nel I° Consiglio (1995- 1998), ed è stata eletta Presidente nel V° e VI° Consiglio dell’Ordine (2009-2013 e 2013- 2017).
IL CONTRIBUTO AL CONVEGNO 2014:
In relazione al tema che mi è stato assegnato “Il possibile raccordo tra servizio sociale professionale e amministratori di sostegno” vorrei contribuire alla riflessione con una chiave di lettura nell’ottica relazionale e di sviluppo di comunità.
Possiamo partire da alcune considerazioni preliminari che accomunano il servizio sociale professionale e l’amministratore di sostegno.
Innanzitutto mi preme sottolineare alcuni aspetti deontologici della nostra professione (Titolo III del Codice deontologico Responsabilità dell’assistente sociale nei confronti della persona utente e cliente e Titolo IV Responsabilità dell’assistente sociale nei confronti della società) che sono presenti in modo significativo e innovativo nella Legge 9 gennaio 2004, n.6 istitutiva dell’amministrazione di sostegno, in quanto pongono l’attenzione alla centralità della persona, alla sua protezione e alla collaborazione per una effettiva solidarietà all’interno di una comunità.
Questi principi e valori sono:
- il rispetto della persona nella sua globalità, dei suoi bisogni, delle sue esigenze, delle sue aspettative, dei suoi interessi
- il graduale contemperamento tra la sua libertà /l’autodeterminazione e la sua protezione
- il diritto della persona di realizzarsi in chiave positiva, di partecipare attivamente, di vedere valorizzate le sue potenzialità/capacità
Altro aspetto che ci avvicina è lo “stare accanto” alle persone «vulnerabili», che non sono soltanto coloro che sono affetti da patologia, anziani non autosufficienti, persone con disabilità, persone con problemi di salute mentale o di dipendenze, ma anche persone che temporaneamente o parzialmente sono nell’impossibilità di provvedere ai propri interessi.
Il Servizio sociale professionale si trova sempre più spesso di fronte a cittadini con bisogni sempre più complessi che richiedono unitarietà di intervento, progetti personalizzati, continuità assistenziale, valutazione multidimensionale, condivisione degli obiettivi, progettazione integrata delle risposte, valutazione partecipata degli esiti e trova nell’integrazione sociosanitaria il fondamento per l’ampliamento dell’area di utenza connotata da cronicità e complessità.
Anche l’istituto dell’AdS prevede la costruzione di «un progetto» che tenga conto di bisogni, aspettative e aspirazione del beneficiario, un progetto che viene condiviso con gli altri soggetti coinvolti e presenti nella comunità. L’assunto guida è che più persone sono coinvolte per garantire sostegno e accompagnamento alla persona vulnerabile.
In questa logica si vuole proporre la riflessione dell’AdS come servizio relazionale generativo, per il quale è necessario lavorare a più livelli.
Folgheraiter definisce i “servizi relazionali” come sono un insieme di prestazioni che allo stesso tempo necessitano di relazioni per realizzarsi (la relazione sociale è la materia prima di cui sono costituite) e realizzandosi, fanno emergere ulteriori relazioni sociali. All’interno dei servizi relazionali si possono individuare una serie di accezioni di complessità crescente.
La scala della relazionalità è così costituita
Primo livello: servizi relazionali impersonali o simil robotici
Secondo livello: servizi relazionali strumentali
Terzo livello: servizi relazionali in essenza o intrinseci
Quarto livello: servizi relazionali “generativi”
Quinto livello: servizi meta – relazionali o supervisionali
Sesto livello: servizi relazionali come organizzazioni aperte alle relazioni societarie
Settimo livello: servizi relazionali politico-sistemici
Per la teoria della relazione quando due persone agiscono congiuntamente è “perchè” hanno elaborato una comune finalità che li unisce (finalità congiunta). Mettendoci nella prospettiva di produrre il cambiamento pro futuro, si può ribaltare la prospettiva e dire che “data una finalità, confidiamo che le persone che la condividono si potranno mettere assieme per conseguirla”.
Da questi presupposti possiamo dedurre che la relazionalità sociale è un fattore importante ed indispensabile per creare risorse, nuova intelligenza e capitale sociale
Date queste premesse possiamo affermare che l’istituto dell’amministratore di sostegno può diventare un servizio relazionale generativo? E in che modo il Servizio sociale può farne parte?
La legge sull’amministratore di sostegno e le diverse normative regionali che hanno delineato possibili percorsi di realizzazione e collaborazione, hanno anche evidenziato la necessità di lavorare a più livelli: in rapporto al singolo soggetto , alla diffusione dell’istituto, alle possibili collaborazioni e connessioni tra servizi, autorità giudiziaria e comunità territoriale.
Anche il servizio sociale professionale ha nel suo DNA il compito di supportare la persona fragile attraverso un lavoro a più livelli: a livello individuale, di gruppo, di comunità e di stakeholder per le politiche sociali.
Possiamo quindi dire che c’è una finalità congiunta tra istituto dell’AdS e servizio sociale professionale
A livello di persona
La possibilità che anche i servizi possano presentare ricorso costituisce una garanzia che la legge offre alla persona, soprattutto quando non esiste una rete di soggetti in grado di aiutarla, nel rispetto dei doveri di solidarietà.
“I Responsabili dei servizi sanitari e sociali direttamente impegnati nella cura e assistenza della persona, ove a conoscenza di fatti tali da rendere opportuna l’apertura del procedimento di amministrazione di sostegno , sono tenuti a proporre al Giudice Tutelare il ricorso o a fornire comunque notizia al Pubblico Ministero” (art 406 c.c.)
All’assistente sociale spetterà evidenziare dopo un’attenta analisi:
– il grado di autonomia della persona, con particolare riferimento alle sue capacità, al contesto ambientale e relazionale,
– i motivi per i quali si ritiene necessario ricorrere all’istituto dell’amministratore di sostegno
– i problemi insorti o che si intendono prevenire
– quante e quali persone intessono rapporti personali e di fiducia continuativi con il beneficiario e l’eventuale persona che può assumersi il ruolo di amministratore di sostegno
– quali beni mobili o immobili la persona non riesce ad amministrare
– quali le volontà del beneficiario
La collaborazione tra persona vulnerabile, il servizio sociale e l’AdS è importante nella co-costruzione del progetto della persona stessa e quindi sia nella fase iniziale di presentazione del ricorso (es. le decisioni per cura ed assistenza ad anziano nella propria abitazione, le pratiche per invalidità civile… ), sia in corso di procedimento, per costruire in itinere il progetto su questioni che riguardano la cura della persona (inserimento in casa protetta di anziano, progetto per maggiore autonomia di giovane inserito in comunità alloggio).
Possiamo dire che secondo la scala di relazionalità sopra descritta la relazione tra persona beneficiaria, AdS e servizio sociale può essere intesa come un servizio relazionale in essenza o intrinseco, in quanto la stessa “relazione umana” costituisce il “tutto” del servizio fornito e diventa presenza significativa per la persona assistita. Le prestazioni tangibili di alleviamento dei bisogni non sono disgiungibili dalla relazione in essere che diventa uno scopo di benessere in sé.
A livello di gruppi
Per la portata innovativa che questa misura di protezione giuridica ha, è necessario aiutare le persone che hanno deciso di mettersi a disposizione come amministratori di sostegno offrendo loro un supporto reale e concreto per meglio fronteggiare le diverse problematiche che possono incontrare nel loro ruolo e per garantire loro il massimo di collaborazione con i servizi sociosanitari.
Si passa così da una dimensione individuale ad una dimensione di gruppo dove è opportuno dare un’adeguata visibilità all’Amministratore di sostegno
In tal senso diventano strumenti fondamentali l’elenco dei soggetti disponibili a svolgere l’incarico di Amministratore di Sostegno e l’attivazione di «Sportelli di promozione e di supporto» con attività di informazione/orientamento/consulenza che possono garantire sia agli Amministratori di sostegno che ai cittadini che intendono avvalersi di tale istituto validi percorsi di accompagnamento.
A tale proposito l’apporto del Servizio sociale nella nostra Regione si è concretizzato:
– nella attivazione e tenuta degli elenchi delle persone disponibili a svolgere l’incarico di AdS, in stretta connessione con l’Autorità Giudiziaria e gli uffici regionali preposti;
– nell’istituzione e gestione dello Sportello, attraverso convenzioni con i soggetti iscritti nel registro regionale dei soggetti del privato sociale interessati alla protezione delle persone prive in parte o in tutto di autonomia
Si può parlare, quindi, di un servizio relazionale “generativo” (quarto livello), in quanto a questo livello le relazioni producono beni comuni: il prodotto che emerge è conseguenza delle relazioni personali tra le persone che aspirano in modo paritetico a godere dei beni e degli esiti di quel servizio (reciprocità). E’ da questo livello che si passa dall’assistenza al lavoro sociale in rete.
A livello di Comunità
E’ opportuno coinvolgere la Comunità nella finalità congiunta di una diffusione capillare del tema dell’AdS per promuovere il diritto alla protezione giuridica, in funzione delle necessità delle persone vulnerabili e con l’obiettivo di costruire un clima motivazionale e di adesione nei confronti della figura dell’Amministratore di sostegno
Alla comunità viene riconosciuto un valore solidaristico e un ruolo di empowerment per quanto attiene la possibilità di un’attivazione attiva dei suoi membri sul tema, sia come possibile bacino di persone informate e formate disponibili ad assumersi il compito di AdS, sia come assunzione di una responsabilità “collettiva” di presa in carico dei soggetti più fragili della comunità stessa.
Il Servizio sociale può essere un nodo importante nella costruzione di una rete solidale attraverso la condivisione di spazi nei momenti formativi per dare informazione e orientamento sui servizi, sui percorsi di presa in carico delle persone fragili (segnalazione, valutazione multidimensionale, Unità di valutazione, progetto personalizzato …) e informazioni e orientamento sulle risorse presenti nel territorio. Inoltre è importante avere un ruolo proattivo nella ricerca di nuove sinergie e alleanza con altri soggetti ed in particolare con l’autorità giudiziaria e le associazioni di volontariato
Si intende così promuovere una partecipazione attiva e solidale dei cittadini all’accrescimento dei «beni comuni» e del «capitale sociale». Questa è la strada per realizzare il sesto livello dei servizi relazionali che prevede organizzazioni aperte alle relazioni societarie. Folgheraiter scrive che “Le Organizzazioni per essere “servizi relazionali” devono porsi come obiettivo “rigido” il rendere possibile la flessibilità e la creatività dei propri operatori professionisti o volontari non solo nelle loro interazioni interne, ma soprattutto nelle relazioni esterne con le reti sociali per meglio fronteggiare i problemi che si presentano.”
A livello di governance
Il settimo livello dei servizi relazionali politico-sistemici prevede che gli apparati politico amministrativi locali per essere relazionali devono porsi in un’ottica di governance, fondata sulla sussidiarietà, al fine di incentivare e regolare al meglio la molteplicità delle relazioni verso un benessere percepito e perseguito.
In relazione allo sviluppo dell’AdS per realizzare questo livello è necessario lavorare su più fronti al fine di elaborare buone prassi e modelli di riferimento in grado di garantire la collaborazione tra area giuridica , infrastrutture sociali e territorio.
Alcuni strumenti utili sono:
– norme regionali che definiscono compiti e ruoli dei diversi attori (es. la Regione FVG ha dedicato una norma specifica e regolamenti attuativi)
– risorse economiche ed umane
– convenzioni e protocolli per la gestione degli sportelli con le associazioni di volontariato
– protocolli tra Tribunali, Servizi e associazioni
– inserimento di quest’obiettivo nei Piani di zona (ruolo del servizio sociale professionale nella programmazione)
Le relazioni se armonizzate e regolate entro quadri sistemici aperti diventano capitale sociale per l’intera comunità.
Vorrei concludere con questa frase di Z. Bauman che bene descrive il fondamento valoriale dell’AdS ma anche di tutti noi qui presenti.
“Il lavoro sociale è l’atto morale di farsi carico dell’inestirpabile responsabilità che abbiamo per la sorte e il benessere dell’Altro; e che quanto più l’altro è debole e incapace di far valere i propri diritti, tanto più grande è la nostra responsabilità”
Bibliografia e sitografia:
- F. Dente “Il ruolo dei servizi: i servizi sociali, tipologie, assistenza domiciliare, doveri, coordinamento e responsabilità”, intervento al convegno “Le forme di tutela legale e patrimoniale” Regione Vento – Presidio Ospedaliero di Marzana (Vr) 27 ottobre 2004
- F. Folgheraiter “La Cura delle reti” Erickson 2006
- C. Nicolao “Amministratore di sostegno: ruolo dei Servizi sociosanitari” sito www.diritto.it pubblicato il 17/03/2011
- Ordine Nazionale Assistenti Sociali – Consiglio Nazionale “Codice deontologico dell’assistente sociale” 2009
- Laboratori di Spazio comune “Costruire partecipazione nel tempo della vulnerabilità” Supplemento al n. 259/2012 di Animazione sociale
- LR. FVG n.19/2010 “Interventi per la promozione e la diffusione dell’amministratore di sostegno a tutela dei soggetti deboli” e regolamento attuativo DPreg n. 0190/2011