Riuscire a mantenere la gentilezza, indispensabile sempre: “Avrò insegnato ai miei figli almeno la gentilezza…”, sosteneva una madre famosa. E invece questa manca ogni giorno al nostro lavoro, ai nostri rapporti, nelle decisioni prese soprattutto per non sapere/volere essere gentili e per sembrare la cortesia debolezza ai falsi forti. L’etimo di “gentile” rinvia alla appartenenza a una gens e dunque al patriziato, per la supposizione, fortunatamente caduta, di contiguità tra doti spirituali e condizione sociale. Il problema è che, con la caduta di quella supposizione a prescindere, possa essere andato disperso anche il valore assegnato alla grazia sostanziale di un agire che consideri l’altro come un soggetto e non come un oggetto da mortificare gratuitamente. In questo ultimo caso la perversione e la reificazione (riduzione a cosa) del prossimo diventano la regola, difficilmente mascherabile sulla lunga distanza, del medesimo agire, con le conseguenze che le persone davvero gentili hanno in uggia, per non dire altro.
Qualche giorno fa, dopo una riunione davvero poco gentile nella quale mi si era detto persino: “non sai leggere…”, ho incrociato sulle scale del CSM una persona che abbiamo avuto difficoltà a curare negli anni passati, che abbiamo paradossalmente curato con una denuncia concordata con la Procura della Repubblica, finalizzata a evitarle il carcere e insieme il rischio che aggressività e suscettibilità soppiantassero infinitamente in lei gentilezza e sensibilità. La strategia si rivelò vincente e la donna, su quelle scale l’altra sera, ha mostrato un tale livello di garbo umano nei miei confronti e di ironia sui temi che in passato apparivano tabù, da consentire che ci salutassimo davvero rinfrancate entrambe, dopo sane risate di cuore. Il che non significa che entrambe siamo guarite dai nostri acciacchi esistenziali, ma certo che sappiamo di potere/volere essere reciprocamente gentili sul serio, che non è dire sì quando di deve dire no, ma tenere presente la luminosa virtù del limite ovunque e con chiunque.