IL PICCOLO 28 APRILE 2020
TRIESTE. Uno degli effetti della crisi è la solitudine. certo parliamo con molte persone, ma il piano della parola è più distaccato. C’è una solitudine esistenziale entro cui siamo relegati.
In questa nostra segregazione quello che non possiamo trovare è il conforto vero e autentico con l’altro; confronto che ci fa crescere e cambiare idea e ci fornisce dei punti di vista differenti; confronto che taglia o limita la strapotere della nostra immaginazione e delle nostre credenze sul mondo. Se noi abbiamo delle idee, delle posizioni, non facciamo altro che estremizzarle, cerchiamo su internet articoli o siti che confermino le nostre idee, e poi le riproponiamo magari sui social. L’uomo è un animale poco scientifico, noi cerchiamo sempre ciò o colui che ci conferma. Troviamo sempre ciò che ci conferma generando così una sorta di certezza incrollabile che quello che pensiamo sia assolutamente vero. Lo vediamo sui social, siamo sempre più sicuri delle nostre idee, e con gli altri, quelli che non la pensano come noi, non ci parliamo perché se non hanno capito il mondo non ne vale la pena.
E noi pensiamo di averlo capito il mondo, di aver capito quello che si è mosso nell’oscurità e nelle pieghe delle informazioni. Questa malattia della contemporaneità disgrega il legante di un popolo, genera una infinità di solitudini ottuse e radicali. Forse dovremmo lasciare un po’ di spazio al dubbio. Il dubbio ci permette di crescere insieme in maniera discreta e positiva. Evitiamo di illuderci di navigare con un transatlantico e renderci conto alla prima tempesta che in realtà avevamo una canoa utile e contenere solo noi stessi.-
Alessio Pellegrini