IL PICCOLO 29 APRILE 2020
TRIESTE. La vita di questi ultimi decenni ci ha portato ad utilizzare, scartare e cambiare una infinità di cose e oggetti, ma anche di relazioni, emozioni, alle volte affetti. Siamo bulimici in questo perché c’è sempre dell’altro che possiamo prendere, comprare, ottenere, alle volte gratuitamente.Evitiamo di costruire faticosamente un’esperienza limitandoci a consumare velocemente tutto.
E tutto in questo tempo sembra essere pensato per la velocità della fruizione: veloce a scegliere un paio di scarpe su internet, vorremmo immediata risoluzione dei nostri problemi, impossibile leggere un libro per intero, è necessario andare il prima possibile da A a B: forse qualcosa sta cambiando con la vita più slow ma anche questa pare una moda che verrà fagocitata dal sistema. Tutto questo produce una marea di scarti, di esperienze monche messe ai margini delle nostre vite, pezzi di oggetti mezzi consumati che non servono più. Alla fine la nostra vita sembra la camera di un adolescente che ha provato mille sport e adesso ha in camera racchette, scarpe, pinne, chitarre, e così via. Pezzi di vita in cui compaiono anche mezze amicizie, conoscenze nate e non sviluppate. Facebook è maestro in questo: chiamiamo amici persone con cui non abbiamo mai bevuto un caffè e che forse, se le conoscessimo veramente, manco ce lo berremmo mai. Adesso è come se tutti questi nodi venissero un po’ al pettine. Ma non sappiamo che farcene. Magari quando usciremo di casa, prima di collezionare altri pezzi di vita, faremo bene a dar maggiore senso a quelli che già abbiamo: forse ci aiuterà a sentirci meno poveri.-
Alessio Pellegrini