Nato a Venezia, è professore ordinario di Diritto Privato nell’Università di Trieste.
Fra i suoi libri, Il prezzo della follia, Il Mulino, 1984; Colpa vostra se mi uccido, Marsilio, 1996; Anime folli, Marsilio, 1997; I malati terminali e i loro diritti, Giuffré, 2003; Il danno esistenziale, Aracne, 2013
Ha redatto nel 1986 il progetto di legge destinato a fungere come base per il provvedimento sull’Amministrazione di sostegno; coordina la c.d. scuola triestina, che ha “inventato” il danno esistenziale, figura centrale della nuova responsabilità civile.
Cura il sito web www.personaedanno.it, che ha fra i suoi progetti l’abolizione dell’istituto dell’interdizione e – in generale – la messa a punto per l’Italia di un nuovo diritto dei c.d. “soggetti deboli.
QUI IL VIDEO DELL’INTERVENTO – (disponibile dal 15.4.2014)
debolezza come indebolimento
No ad approcci commiseratori/paternalistici (dell’operatore) nei confronti di che è in difficoltà – Ogni essere umano come portatore di una propria combinazione esistenziale, creatura che sogna, progetta ed ha aspettative come tutti – Soltanto che “non ce la fa” (stanti alcuni impedimenti biologici, culturali, anagrafici, istituzionali …) a realizzare quelle attese da solo – Chi viene abbandonato viene per ciò stesso “indebolito”, chi viene sostenuto diventa invece come tutti, diventa se stesso.
Agenda, rigoglio
Felicità come fecondità, lievito, realizzazione – Quando ci si sveglia che cosa si pensa, aspettative, aspirazioni – Si giace ma si sogna, si protesta, si immagina – Centralità del momento del “desiderio” – Nodi da sciogliere, opportunità, chances, vertenze e prospettive di liberazione dal male, dalla collera – Fioritura, concretizzare spinte a, decisività del momento progettuale – Motivo della rimozione degli ostacoli, secolarità, territorio – Dovere (giuridico) di sostegno, art. 3 Cost, sanzioni, responsabilità per chi non ha fatto (art. 404 ss. c.c.).
no abbandono
Sei tu che mi fai impazzire, tu che mi ha lasciato cadere (“Mi uccido perché non vi ho amato, perché non mi avete amato, la mia morte resterà su di voi come una macchia indelebile”: Drieu La Rochelle) – Riflessioni darwiniane sul rapporto della mente dell’uomo con gli ostacoli; parlarne al di là e al di qua del danno – Presa in carico, verso quale welfare, scelte tragiche (Calabresi) dell’autorità amministrativa e sanitaria, buone pratiche.
no fatuità
No antipsichiatria da salotto, sì al presidio della sovranità, dignità, udienza, diversità, ronzio affettuoso, rispetto – Sì alla tutela per i vari noccioli idiosincratici dell’individuo, no all’eclettismo, no disinvoltura gestionale, no spregiudicatezze compiaciute, no fatuità negli elogi della follia – No morte conclamata della famiglia, no incitamenti eleganti allo sballo – No paura di decidere (ragazza anoressica che domani morirà, che fare?).
fare
Identità come fare, come relazionalità attiva, bandolo, battito coerente – Voglia di compattezza, saldezza come esigenza profonda – Occidentalità laboriosa, valori forti, il cuore la le sue ragioni … che “tengono insieme” le cose – Fare/essere – Fabbrica/campagna; industria/cooperativa, scomparsa dell’artigiano manutentore e problema della manutenzione degli affetti.
unità leonardesca
Insopportabilità (anche) degli essere deboli rispetto a ogni frantumazione, polverizzazione – Palpiti rinascimentali, “senso” della vita come realtà unitaria — Riconducibilità a un centro – Io sono questo, nome, onore, immagine, affetti, paure, spazio – Passato, radici, gratitudine, appartenenza, doveri, compiti.
Remix
Setaccio, rilancio, hic et nunc, svolta, ricomposizione – “Altre voci, altre stanze” (Truman Capote), dinamismo dell’operatore – Vendere quello che non serve, all’assistito, perché occorrono i soldi per la dentiera, la badante, l’infermiera di notte – Riciclaggio della letteratura, del teatro, di tutte quelle forme di rap-presentazione in grado di produrre intelligenza e teoria e che oggi rischiano il folklore o la discarica.
piccole leggi, grande cielo
Filo conduttore per la persona scopertasi (dopo gli affluenti anni 60) indifesa e incapace di salvaguardarsi da sola — Riscontro unitario per tante piccole/grandi leggi speciali approvate in Italia dalla metà degli anni ’60 in poi, come nella poesia ‘Inventario’ di Jacques Prévert (quella degli orsi lavatori), Leitmotive specifici da evidenziare attentamente, complessivamente – Costituzionalizzazione del diritto privato— Giusta causa, Adozione e affido, Statuto dei lavoratori, Maggior età a 18 anni, Riforma diritto di famiglia, Diritti dei carcerati, Fine manicomi, Aborto, Handicap, Volontariato, Transessuali, Cooperative sociali, Cure palliative, Trapianti, 328, Fecondazione assistita, Amministrazione di sostegno, Donazione di organi, Abolizione OPG — Mezzo secolo di normative “speciali” da ricucire, sfide, linee d’ombra, ritorni, rimbalzi tematici.
misteriosità
Non sappiamo bene cosa siamo, l’operatore, il giudice, l’interprete spesso non sa bene chi ha dinanzi — Si va a tentoni, siamo nella grotta di Platone, vediamo solo ombre che passano, possiamo avere solo ipotesi, l’unica certezza è quella del bagaglio denso e insondabile che ci portiamo addosso – — Siamo i vettori costanti del grande nostro bacino occulto, in cui guizzano probabilmente mostri marini,madeleine, fondi di una tasca di monello, baci perduti, brutture rimosse, vacanze in montagna, parenti morti – – Solo ogni tanto il sacco si apre, lasca trapelare qualcosa, ma è con quello che bisogna lavorare, quindi il destino è fare i conti a scrivere, a parlare, sempre, di ciò che non si sa, che c’è ma non si rivela che capricciosamente, confusamente.
contagiosità
Contagiosità interna – Impossibile, in “debolologia”, pensare di limitarsi a intervenire su un braccio, su un ramo, e basta – Se si comincia non si potrà poi non continuare, dopo il braccio verrà la spalla, poi il petto, poi il collo, poi le gambe, poi il dentro (cioè, se di un “matto” cominci a studiare i problemi della responsabilità, dovrai poi continuare e affrontare anche le questioni del lavoro, poi della famiglia, della giustizia, della casa, dei contratti, della malpractice medica …).
Contagiosità esterna – Impossibile parimenti, in debolologia, pensare di poter studiare soltanto i bambini, le cose che si scoprono ci appariranno subito dotate di un retrogusto e significato più ampio, talora universale, si passerà ben presto a dover applicare certe indicazioni statutarie o metodologiche anche agli infermi di mente, poi ai morenti, poi ai disabili fisici, poi ai gay, poi a lavoratori demansionati .
No modelli panmedicalistici
La malattia esiste, la fragilità non nasce però solo dalle malattie – Così nel lavoro, nel processo, così per gli adolescenti, i detenuti, le vittime di un disastro ambientale – Sì all’assumere un versione “relazionale” della fragilità, la difficoltà per l’interessato è sempre quella di un insufficiente tasso di comunicazione/partecipazione rispetto alle proprie potenzialità – L’idea chiave resta quella dell’ostacolo, anche il danno biologico non è la lesione in sé, non è il fatto morboso-anatomico, bensì il riscontro dei riflessi metropolitani, dei contraccolpi familiari, lavorativi, un tratto esistenziale insomma.
diritto dal basso
No ad approcci protocollari dall’alto, in cui lo statuto per la persona appare come un quid definito dal legislatore una volta per tutte, destinato ad essere applicato a ciascun destinatario nell’ identico modo, con una sorta di stampone a ripetizione (effetto fotocopia, come nell’interdizione, dove gli interdetti sono tutti omologati, clonati in serie, indistinguibili catastalmente)
Sì invece ad approcci “dal basso”, con un sistema per cui lo statuto per ciascun destinatario viene distillato volta per volta, dal giudice, dall’operatore, dal medico, da tutti insieme magari – Coralità come garanzia di trasparenza, privacy e casa di vetro insieme – Ascolto, colloquio, mitezza dello scambio – Sovranità da salvaguardare ogniqualvolta possibile, salvo pericoli gravi.
Piccoli diritti
Valorizzazione dei piccoli diritti, delle buone atmosfere, microtrasgressioni negli orari, garbo, premura, tocchi delicati, indulgenza – Cura della persona, buon odore, passamanerie ottocentesche, capelli ben pettinati (Zatti), biancheria in ordine, cassetti propri – Capacità di restare zitti, a sentire, empatia, complicità, stare dalla parte di.
Sentieri selvaggi
Incontri non inamidati, non compiaciuti, non deputati a trasmettere certezze assolute o slogan istituzionali — Momenti di freschezza, sorgività, far parlare persone che stanno investigando su qualcosa – Viaggiatori, irrequieti, che s’interrogano in pubblico, che lasciano sbirciare il proprio bloc notes – Parlare di quello che non si sa, che non c’è ancora, da artisti – Confessioni, ipotesi, congetture, perplessità, emozioni, supposizioni, cronache inutili, timidezze, sciamnesimi – Inventario di “no”, più che di sì – Dove non si vuole andare, no alla stupidità, sì alla moralità profonda, virtù da recuperare – Altri peccati, quali orizzonti, verso quale parte della rosa dei venti – Racconti sempre incompleti, rozzi, semilavorati magmatici, che coprono soltanto il 50% del dicibile – Destinati a essere comunque fruiti/interpretati/integrati/inverati/completati da chi ascolta, il quale farà la sua parte, doppio monologo, gioco di soliloqui – Anche il primo 50% è tratto dalla pancia di chi ascolta, amatorialità, dilettantismo, circuito, rashomon – Esplorazione (di lande selvagge e talora inospitali) che richiede, oltre al coraggio e al gusto per l’avventura, anche attenzione, metodo, rigore, precisione – Altrimenti l’esploratore è destinato a smarrirsi o a soccombere “into the wild”.