IL PICCOLO 3 MAGGIO 2020
TRIESTE. In questi ultimi mesi abbiamo scoperto le connessioni e i collegamenti on line, cioè già li conoscevamo ma adesso sono divenuti quotidiani come un’abitudine. Smart-working, telelavoro, piattaforme per teleconferenze, video con amici e conoscenti, webinar, e via dicendo.
E’ così che il pubblico, o meglio la vita pubblica quella che un tempo avremmo fatto fuori casa è entrata prepotentemente dentro casa nostra invadendo i nostri spazi privati. Gli stessi spazi privati che una volta avremmo definito come come sacri. Il privato è venuto meno. Vorrei fermarmi al fatto che il pubblico è entrato prepotentemente nel nostro spazio privato. Chi fa il famoso telelavoro lo sa bene quanto è tartassato di telefonate senza soluzione di continuità, mancano i famosi tempi di recupero, si rischia di rimanere invasi dal mondo che una volta era l’ufficio. La nostra casa è chiusa al virus, è chiusa agli amici alle uscite, ma è divenuta impermeabile a questa porzione di connessioni che la attraversano senza incontrare limiti, senza barriere di confine. E’ così. Mi son sentito rispondere. Certo puoi disconnetterti, ed è un atto di libertà, ma molti fanno sempre più fatica a farlo diventando sempre più irascibili a questo mondo invadente ed invasivo. Come in un mondo di guardoni, taluni tengono il pigiama da mattina a sera se però attacchi la telecamera per lavoro sei vestito di tutto punto e pure truccata per apparire quella mezz’ora della connessione il tuo ufficio in casa tua, che se sposti l’inquadratura c’è il cestino con le mele. I piatti nel lavandino, figli che corrono per casa e il partner con i capellin arruffati.-
Alessio Pellegrini