IL PICCOLO 30 APRILE 2020
TRIESTE. Noi siamo dei fantastici elaboratori di significati. Mi rendo conto che detta così magari di prima mattina è difficile da digerire. In buona sostanza significa che anche nelle situazioni più estreme noi tendiamo a dare dei significati. Un esperimento in psicologia vede su uno schermo un quadrato e un cerchio che si muovono, si ingrandiscono e si rimpiccioliscono e tutti, dico tutti, attribuiscono un senso ai loro movimenti, sgomento a sapere che alla fine erano solo movimenti casuali. L’uomo ha bisogno di dare un senso alle cose, e questa cosa che ci è capitata ha bisogno di ricevere un adeguato collocamento. Non per niente filosofi, pensatori, giornalisti, e anche psicologi perché no, corrono ai ripari per conferirle significati, eppure qualcosa sfugge e darle una cornice risulta tutt’oggi impossibile, vuoi anche perché ci siamo ancora in mezzo. Sosteneva Susan Sontag che non c’è niente di più primitivo nel cercare di dare un significato a una malattia, lei si riferiva all’Aids, ma da quel moto primitivo non ci siamo mai distaccati, e forse da quella tendenza degenere sorge lo stigma sociale, che ancora molte condizioni di fragilità si portano dietro.-
Alessio Pellegrini