IL PICCOLO 8 MAGGIO 2020
TRIESTE. Un lungo periodo di privazione di libertà, di scarsa attività, connesso a un relativo impoverimento di contatti umani e di contatti con il mondo, psicologicamente non si risolve in poco tempo con una semplice uscita.
Ho sentito molte persone profondamente preoccupate perché hanno avuto reazioni, a loro modo vedere, strane e ambigue, con lacrime, o sensazioni di spaesamento, una specie di ansia fino a un desiderio di ritornare chiusi in casa. Le reazioni umane alla riapertura così come il famoso lockdown possono essere le più disparate, e ci possono lasciare sgomenti perché non ci aspettavamo di andare in crisi dopo tutto il tempo passato a desiderare di uscire.
L’improvvisa deprivazione sensoriale e della libertà genera scompensi depressivi, ansiosi, oppure al contrario genera agitazione, irrequietezza, sbalzi d’umore, ma anche l’immediata riapertura può generare più o meno gli stesso problemi. Non dico che sia normale, ma la normalità non so bene che cosa sia né posso darne una definizione qui in quattro righe, ma è sicuramente comprensibile. Esiste: dunque, prendiamo atto e magari parliamone. Ogni brusco cambiamento va affrontato in maniera dolce.
Credo varrà la pena ritornarci perché dalla giusta ripresa di questo periodo, ne andrà del nostro benessere futuro.
Alessio Pellegrini