di Ugo Cernecca
La disciplina giuridica dell’Amministrazione di Sostegno non può prescindere dal contesto storico in cui stiamo vivendo.
Nel corso degli ultimi anni la giurisprudenza è stata protagonista di una evoluzione culminata nella rilettura di istituti disciplinati dal Codice Civile capace di sintonizzarli con il mutamento dello scenario Costituzionale e della sensibilità socio culturale.
Sintomatica di questa spinta propulsiva è la vicenda dell’Amministrazione di Sostegno segnata da una rivoluzione dell’ottica socio sanitaria che fa ricorso alla sfera applicativa del benessere sociale, del diritto alla salute con una maggiore valorizzazione della libertà personale del Beneficiario seguendo l’impronta personalistica della Costituzione.
La legge 6 del 9 gennaio 2004 che disciplina l’Amministrazione di Sostegno è molto importante nel processo di inserimento e integrazione sociale di tutti coloro che presentano aspetti di vulnerabilità, che sono fragili nel confronto con la società civile e che, a causa di una infermità o di una menomazione fisica o psichica, si trovano nell’impossibilità di provvedere ai propri interessi. Prima di questa legge, infatti, a tutela di questi soggetti, si applicavano misure “totalizzanti”, onerose e spesso inadeguate come l’interdizione o l’inabilitazione.
Tali misure oggi vengono affiancate dalla possibilità di ricorrere all’Amministrazione di Sostegno, ovvero ad uno strumento che si propone, secondo quanto disposto dalla stessa legge, di “…tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni di vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente”.
La nuova legge appare maggiormente in linea con l’evoluzione della scienza e del sentire comune a proposito dei disabili mentali, consentendo di evitare status giuridici che producono una totale alienazione e un peggioramento complessivo del disagio.
Si tratta di una legge molto innovativa perché offre ampie possibilità di avvicinamento alle necessità della persona, di rispetto della sua identità e del suo valore, liberandola dalle catene imposte dagli istituti giuridici precedenti, l’interdizione e l’inabilitazione che, sostituendosi in tutto alle persone che così venivano “tutelate”, ne dichiaravano la morte civile, la perdita dei loro diritti di cittadinanza escludendo a priori qualsiasi possibilità di recupero, di evoluzione.
Legge tanto recente quanto innovativa, ha bisogno di essere analizzata, compresa, studiata, ma soprattutto applicata nel pieno rispetto delle sue finalità.
In perfetta sintonia con questo orientamento si è posta quindi l’esigenza di un progetto che possa essere una guida configurabile in tutte quelle situazioni riconducibili alla capacità di collegare varie Istituzioni presenti sul territorio con le Aziende Sanitarie e il Tribunale con la conseguenza di evitare evidenti discrasie.
Il progetto pertanto, risulta fondamentale per la formazione di coloro che andranno a svolgere, o stanno già svolgendo, il ruolo di Amministratori di Sostegno. Un rischio, infatti, potrebbe essere che questa legge venisse utilizzata come una sorta di “interdizione mimetizzata”, e non come strumento per l’evoluzione della persona e il potenziamento delle sue abilità.
Gli istituti della inabilitazione e della interdizione hanno anche essi un destino nel contesto di una cultura giuridica combattuta tra tradizione e modernità tra interpretazione giurisprudenziale e regolamentazione normativa nella continuità e discontinuità di un percorso storico.
La nascita del nuovo istituto dell’Amministrazione di Sostegno come spesso accade, va ancorata a un’attenzione maieutica della giurisprudenza che porta alla luce un contrasto di interessi, finora negletto, da comporre in maniera adeguata e diversamente da quanto finora avvenuto.
I primi sintomi del nuovo istituto cominciano a delinearsi a seguito dell’emergere di nuove posizioni ritenute meritevoli di tutela per divenire solo successivamente istituto normativamente riconosciuto.
Ciò avviene allorché il legislatore, che non ha potuto prevenire il fenomeno, non rinuncia ad intervenire, dopo il riconoscimento giurisprudenziale spesso con poca attenzione, anche perchè il suo ingresso in un terreno così delicato è talvolta mosso da istanze stizzose dei cosiddetti “poteri forti” o da spinte emotive non sempre metabolizzate.
In questa prospettiva il progetto guida dovrebbe divenire un modello di riferimento, di orientamento per gli interessati che preveda la collaborazione tra area giuridica e infrastrutture sociali.
Di fronte alle quotidiane difficoltà organizzative, sociali e normative l’Amministratore di Sostegno trae conforto nell’attivazione di questo progetto con l’innegabile necessità di creare una rete di rapporti con tutte quelle attività che interagiscono o possono essere coinvolte nell’applicazione della normativa in oggetto.
Ciò comporta la possibilità di effettuare convenzioni con varie categorie interessate, farmacie, cooperative delle badanti, trasporti, liberi professionisti per apportare maggiori benefici non solo indirizzati a una migliore efficienza e snellimento delle procedure burocratiche, ma anche indubbi risparmi che si riflettono all’intero sistema economico.
Tuttavia sussiste la necessità di eseguire la scia indicativa del progetto facendo leva sul principio di solidarietà sociale peraltro sancito dall’art. 29 della Costituzione.
Problemi delicati vengono in rilievo in merito alla circostanza che l’esecuzione di questo progetto rischia di scontrarsi con una realtà sociale poco aperta e scarsamente collaborativa non trovando un immediato tornaconto economico.
Di fronte a queste oggettive difficoltà va sottolineato comunque lo sforzo volto a costruire, attraverso la realizzazione di questo progetto, un punto di incontro da cui possano convergere maggiori competenze a risolvere problematiche circa la finalità e l’applicazione della legge 6 del 9 gennaio 2004, ma anche punto di incontro che possa informare non solo gli Amministratori e i Beneficiari ma l’intera cittadinanza, un centro di ascolto dove il ruolo attivo di soggetto adeguatamente informato si mostra capace di effettuare scelte consapevoli.
Il problema sta proprio in questo: su quali diritti fondamentali incide l’Amministratore di Sostegno non sorretto da un’informazione completa e adeguata?
Nella nostra attuale realtà sociale spesso accade che la figura dell’Amministratore di Sostegno è vista con diffidenza, diventa un soggetto invadente e scomodo che limita le capacità gestionali e l’autonomia volitiva del Beneficiario.
In altri termini sorge un conflitto insostenibile e ingestibile tra Amministratore e Beneficiario.
Di contro l’importanza fondamentale di uno sportello che sia in grado di illustrare in termini comprensibili le condizioni, le scelte, i benefici dell’Amministrazione di Sostegno prospettando, ove possibile, un insieme di nozioni, suggerimenti, indicazioni come valido contributo per tutti.
Con una maggiore informazione viene scongiurato il pericolo di una limitazione della effettiva portata di questo istituto spiegando che l’Amministratore di Sostegno non è chiamato a sostituire la persona di cui si occupa ma piuttosto a curarla in un contesto di garanzie, assicurato dal ruolo del Giudice Tutelare e al contempo, semplificato, dinamico e flessibile.
L’importanza di questo lavoro trova fondamento e giustificazione qualora il progetto possa fungere non solo da propulsore per superare rallentamenti e ostacoli burocratici ma anche come strumento di supporto verso una visione mutata dell’attività sanitaria rivolta sempre più a rafforzare il concetto di benessere sociale e di recupero della persona.
1.1 L’esperienza personale
Nell’ambito della sopra descritta sperimentazione della Microarea una delle azioni da effettuare è quella di avere la conoscenza diretta di casi multiproblematici noti alle Unità Operative e quindi la necessità di costruire dei programmi individuali per contrastare l’istituzionalizzazione e garantire la permanenza in casa propria attraverso il reperimento di risorse e dispositivi non necessariamente sanitari.
Il 25 febbraio 2008 con decreto del Giudice Tutelare del Tribunale di Trieste vengo nominato Amministratore di Sostegno.
Inizio una nuova e sorprendente esperienza.
Ho l’immediata sensazione di trovarmi dinnanzi a frangenti di una certa complessità.
Avverto subito come la sostituzione della volontà della mia Beneficiaria si scontra sia con delle difficoltà soggettive dovute alle mie personali emozioni sia con quelle oggettive che dipendono prevalentemente dagli ostacoli che incontro, alle lentezze burocratiche di certi uffici.
Occorre affrontare ambienti per me nuovi, mi addentro in uffici pensionistici, in Tribunale mi reco in loschi istituti di pegno muovendomi a stento essendo privo di esperienze di questo tipo.
Qualsiasi intervento presuppone l’esibizione del mio decreto di nomina per effettuare le riscossioni delle pensioni, per i prelievi dei risparmi necessari ai pagamenti di tasse, bollette e quant’altro.
Tutto deve essere documentato e comprovato.
Traspare diffidenza dalle persone e una certa fastidiosa impreparazione da parte degli impiegati che rallentano le pratiche spesso ignorando del tutto la figura dell’Amministratore di Sostegno.
Presento domande, compilo documenti sapendo dove porre le firme e devo comunque imparare a gestire le necessità quotidiane di una altra persona con la persistente paura di sbagliare e con l’assillante timore dei possibili rischi conseguenti.
Mi sento solo.
Ho la sensazione che dopo il decreto ho innescato meccaniche avvilenti e mortificatorie con una sottile percezione personale di disagio di non essere accettato di essere visto come una persona che si intromette abusivamente negli affari altrui con una ingerenza negli interessi patrimoniali.
Riscontro una ostinata resistenza da parte di chi dovrei aiutare con un innegabile rifiuto di collaborazione.
Ogni ipotesi di lavoro ha le sue controindicazioni per me scegliere è difficile.
Meglio sentire il Giudice Tutelare per essere sicuri e appoggiati pienamente.
Il compito del Giudice non è quello di sostituirsi a me come Amministratore, ma di accertare se il mio comportamento sia coperto da una decisione cautelativa conferita dai poteri nell’ambito del mio Sostegno.
Devo relazionare al Giudice un rendiconto del mio operato con una dettagliata contabilità delle uscite e delle entrate specificando le attività svolte in favore della mia Beneficiaria riportando una breve descrizione sul suo stato di vita complessivo.
Si tratta di un controllo giuridico che salvaguardia prevalentemente l’interesse della mia Beneficiaria.
Il rischio della mia presenza non deve influenzare i reali desideri della Beneficiaria, la quale non perde la sua capacità di agire ma temporaneamente si trova in una impossibilità di discernere ciò che è bene da ciò che è male.
Così, è doveroso chiedersi quale è il mio limite di azione entro il quale posso agire nell’espletamento del mio Sostegno senza ledere la sfera giuridica della mia Beneficiaria.
Ecco allora le parole chiave dell’azione di Sostegno: sapere ascoltare.
Io il Giudice Tutelare e gli altri operatori Sanitari devono saper ascoltare quanto occorre all’interessato, mirare a conoscere in primo luogo le sue esigenze i suoi bisogni.
Sulla base di tutto ciò saper confezionare un assetto irripetibile di sostituzione e di affiancamento con la Beneficiaria.
Capisco che la valutazione delle opportunità è rimessa all’ambito della mia conoscenza dei miei poteri e delle mie responsabilità.
La mia crescita personale dopo questa esperienza mi permette di sentire che per fare bene l’Amministratore di Sostegno l’unico presupposto è di credere pienamente in ciò che si fa.
Elaboro l’idea di creare un ufficio come punto di riferimento come centro di ascolto e di incontro dove il punto di partenza e quello di arrivo sono i Beneficiari del Sostegno.
Intervenire sul tessuto sociale di Trieste per sensibilizzarlo intorno ai temi della protezione giuridica delle persone fragili.
Sento il bisogno di unire più forze di creare un dialogo tra le persone che si trovano o si sono trovate nella mia stessa situazione. Ho la necessità di risorse pubbliche e di finanziamenti di Enti e privati che credano nei miei propositi.
Certo il percorso sarà lungo e faticoso e forse rimarrà solo un sogno…
2 Il Progetto “ADESSO”
In questo breve capitolo viene proposto il progetto “ADESSO” nel suo editing originale, presupposto essenziale di integrazione delle infrastrutture sociali e sanitarie legate alla Salute dei cittadini
Il comune è, di fatto, l’ente più vicino ai destinatari dei servizi in quanto titolare delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali.
Ad esso spetta la “programmazione, concertazione e realizzazione del sistema locale dei Servizi Sociali a rete”…
Ha inoltre compiti di: “autorizzare, accreditare e vigilare i Servizi Sociali le sue strutture a gestione pubblica (legge 328/2000 art. 6).
Il nodo critico rimane la qualità di questo operare.
Gli enti istituzionalmente coinvolti sono diversi e non sempre agiscono in termini di collegamento.
In questo contesto di spiccata frammentazione, il groviglio della disorganicità del sistema può essere superato con un progetto innovativo, nella logica di un intervento reticolare e integrato che corrisponda alla flessibilità di risposta delle modificazioni dei bisogni.
Il progetto “ADESSO” di seguito riportato si articola raccordandosi con i punti ispiratori e gli obiettivi programmatici della sperimentazione Aziendale Microwin Microaree.
Va comunque sottolineato come “ADESSO” aderisca a una crescita esponenziale del “NO PROFIT”, alla sua considerevole capacità di operare con maggiore elasticità, a costi contenuti, senza vincoli di rigidità strutturale, normativa e istituzionale come avviene nel settore pubblico.
“ADESSO” prevede programmi ed interventi in favore di persone prive in tutto o in parte di autonomia decisionale allestendo un centro di informazioni consulenze giuridiche fiscali socio assistenziali che sia in grado di favorire l’opportunità di raccordo, collaborazione e scambio tra i soggetti ed enti che sul territorio si fanno carico delle applicazioni della normativa 6/2004.
tribunale di trieste
foro ulpiano n. 1
34100 trieste
Alla cortese attenzione di: Dott.
Giudice Tutelare
PRG ADESSO:
Apertura di uno sportello ADS a TRIESTE:
Informazione, Formazione e Assistenza sul Territorio in riferimento alla legge n. 6 del 9 gennaio 2004
Indice
Introduzione
Quadro di riferimento attuale e contesto territoriale
Obiettivo del progetto
Target di riferimento
Coinvolgimento di Istituzioni e Competenze Professionali
Modalità di realizzazione, tempi e strumenti nel breve periodo
Modalità di realizzazione, tempi e strumenti nel medio periodo
Diagramma delle responsabilità
Modalità di realizzazione, tempi e strumenti nel lungo periodo
Punti di forza
INTRODUZIONE
Con la Legge n.6 del 9 gennaio 2004 è stata istituita la figura dell’Amministratore di Sostegno (ADS), a tutela di chi, pur avendo difficoltà nel provvedere ai propri interessi a causa di disabilità psichiche, fisiche o entrambe non necessita comunque di ricorrere all’interdizione o all’inabilitazione.
Prima della legge di Paolo Cendon sopracitata, a seguito di una sentenza, che stabiliva l’incapacità di agire temporanea o definitiva, l’interdetto e/o inabile non poteva più esercitare la propria volontà in quanto impossibilitato a stipulare contratti, sposarsi o fare testamento. Con la nuova normativa invece è possibile modificare nel tempo e in base alle esigenze della persona, nell’interesse del beneficiario, tramite decreto del Giudice Tutelare, le misure prese per la tutela. Inoltre a differenza dell’inabilitazione o interdizione pensata solo per le persone “inferme di mente”, l’Amministrazione di Sostegno è allargata a chiunque si trovi “nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi per effetto di un’infermità ovvero di una menomazione fisica o psichica” allargando la possibilità di azione a persone anziane, alcolisti o affetti da patologie varie.
In questo modo viene tutelato il beneficiario e rassicurata la sua famiglia attraverso un sistema che prevede l’agire solidale e volontario dell’Amministratore di Sostegno e delle varie strutture sociali presenti sul territorio.
A cinque anni dalla sua emanazione la legge di Cendon non è ancora molto ben conosciuta o comunque applicata in tutti i suoi aspetti limitando l’azione dei Giudici Tutelari, insufficienti a garantire la sua piena attuazione.
Tutto ciò comporta a sovraccaricare i compiti dei Magistrati che si trovano ad essere lasciati soli a se stessi spesso isolati, senza risorse.
Per questo motivo è necessaria avviare una campagna di sensibilizzazione e di informazione sul territorio.
Quadro di riferimento attuale e contesto territoriale
Attualmente gli ADS hanno come unico punto di riferimento il Giudice Tutelare con uno scarso coinvolgimento da parte di enti e strutture locali di conseguenza:
A causa della mancanza di informazione il Beneficiario considera l’ADS, non come un valido supporto, ma un’imposizione conflittuale e una insopportabile ingerenza nella gestione della sua quotidianità e del suo patrimonio
Le cooperative di volontariato che intervengono per aiutare il Beneficiario vengono spesso rifiutate e ostacolate nelle loro abituali mansioni
All’ Amministratore, nel praticare il sostegno, vengono affidati dei compiti che spesso si modificano, si ampliano aumentando così le sue possibilità e le difficoltà di collocazione delle sue responsabilità
A fronte di una crescente richiesta di domande di ammissione dell’ADS è necessario sbloccare la sovraccaricata sfera di operatività del GT in funzione di un miglioramento e snellimento dell’intero sistema procedurale
Appare opportuno il superamento di un’ottica riduttiva dell’ADS con una maggiore sensibilizzazione della cittadinanza
Nell’espletamento del sostegno si riscontrano lungaggini burocratiche da parte di vari sportelli/istituti di credito uffici postali
L’ADS deve essere sempre reperibile ed è di difficile sostituzione anche per brevi periodi con difficoltà relazionali con i servizi sociali locali
La compartecipazione limitata tra l’ADS e strutture sanitarie è conseguenza dell’insufficiente scambio di informazioni
Per la segnalazione di ulteriori casi che richiedono l’intervento dell’ADS manca un ufficio di riferimento con disorientamento da parte di chi ha bisogno che non sa dove e a chi rivolgersi
L’inadeguato coordinamento tra l’ADS- GT e le altre parti sociali crea una confusione a livello sociale e normativo
Non esiste un esauriente materiale informativo e formativo che possa meglio inquadrare e valorizzare la legge sull’ADS
Emerge un debole tessuto sociale idoneo ad accettare senza riserve la normativa con altrettanto scarso dinamismo delle sue infrastrutture
OBIETTIVI DEL PROGETTO
L’attivazione del progetto proposto prevede la creazione di uno sportello nel comune di Trieste per:
Facilitare l’accesso e la circolazione delle informazioni tra gli ADS-GT e gli stessi con le varie istituzioni sociali (ass1, case di riposo, comune, banche, ufficio pensioni, servizi sociosanitari, ater, associazioni di volontariato)
Registro degli ADS: archivio storico, ADS in attività, aspiranti ADS, mettere a sistema le esperienze già attive
Corsi di formazione sull’attività dell’ADS
Informazioni agli ADS con prontuari consigli indirizzi modelli standardizzati moduli per stesura ricorso
Centro di ascolto e assistenza rivolto alle associazioni di familiari e ai cittadini
Centro di coordinamento dell’attività con un sistema informatizzato locale per gestire e snellire tutte le pratiche quali riscossioni, operazioni bancarie, pagamenti, pensioni
Creazione Associazione badanti
Convenzioni con banche, assicurazioni, case di cura, cooperative sociali
Numero verde
TARGET DI RIFERIMENTO
Lo sportello deve essere rivolto a:
- Gli ADS
- Gli Operatori dei Servizi Sociali
- Gli Operatori Sanitari
- I cittadini
- I Beneficiari e i loro familiari
- Enti locali/comunali, case di riposo
- Associazioni di volontariato
- Altri professionisti coinvolti dall’ADS (avvocati, notai, ecc….)
COINVOLGIMENTO DI ISTITUZIONI E COMPETENZE PROFESSIONALI
La legge n.6 del 09/01/2004 prevede uno sforzo sinergico di tutte le parti sociali presenti sul territorio. All’attività del Giudice Tutelare e dell’ADS dovrebbe essere affiancata quella degli assistenti sociali, operatori sanitari, medici, psicologi, assistenza domiciliare, associazioni di volontariato, enti locali e regionali. Per facilitare e snellire le procedure dell’ADS si dovrebbe creare un coordinamento con tutti gli uffici pubblici quali banche, Istituti pensionistici, Poste e Comune.
Dovrebbero essere istituiti corsi di formazione per gli ADS anche per individuare meglio il suo profilo professionale.
Le famiglie dei portatori di dipendenze, le persone con disabilità e l’intera cittadinanza dovrebbero essere coinvolte con maggiori informazioni attraverso materiali illustrativi, opuscoli e periodici idonei ad illustrare tutte le tematiche attinenti all’ADS.
Per ottenere notevoli risparmi di scala andrebbero stipulate eventuali convenzioni con trasporti pubblici, con i supermercati che provvedano alla consegna della spesa, creando valide collaborazioni con le farmacie aziendali ed una messa a punto di un collegamento con agenzie di badanti, delineando così un sistema informatizzato locale con una rete di consulenti a tariffe basse o quantomeno convenienti.
Servirebbe poi una reciproca collaborazione con il GT e PM per una tenuta dei registri dell’ADS con un effettivo scambio di notizie per facilitare maggiormente un’analisi della situazione territoriale dell’ADS quantificando le sue nomine, le decisioni di ufficio, i provvedimenti finali, le revoche e le modifiche.
Sarebbe auspicabile un maggior coinvolgimento del Comune che possa organizzare incontri e seminari con la cittadinanza per considerare le problematiche riguardanti l’ADS sotto un’altra angolazione.
MODALITA’ DI REALIZZAZIONE, TEMPI E STRUMENTI NEL BREVE PERIODO
Obiettivo: creazione di una sede che ha lo scopo di raccogliere, organizzare e finalizzare le informazioni per gli ADS e per gli altri operatori; punto di riferimento per le Istituzioni presenti sul territorio; centro di accoglienza, di ascolto e informazione per le associazioni dei familiari per i cittadini e/o Beneficiari. Integrazione con consulenti legali, con medici,con istituti pensionistici, bancari, assicurativi e con le associazioni di volontariato.
Mezzi e Strumenti: con locali adeguati a garantire l’accesso e la privacy dei cittadini e degli operatori, strumentazione tecnica ed informatica adeguata, numero verde, programmazione delle attività degli ADS di Trieste, coordinazione con altri enti, collaborazione in campo assicurativo, bancario, sanitario, previdenziale,cooperativistico.
Vantaggi: centralizzare la struttura per una migliore gestione dell’attività nel suo complesso e delle singole figure; analisi del territorio finalizzata alla creazione di nuove attività e proposte; sistema informatizzato locale.
Tempistica: 6 mesi
MODALITA’ DI REALIZZAZIONE, TEMPI E STRUMENTI NEL medio PERIODO
Obiettivo: sburocratizzare i rapporti con banche, uffici pubblici e pensionistici, avere un maggiore potere contrattuale con enti pubblici e privati per la gestione dei Beneficiari, maggior coinvolgimento del comune.
Mezzi e Strumenti: corsi di formazione per ADS e Operatori Sociali che collaborano a questo tipo di progetto, incontri programmati con tutte le parti sociali, dialogo con enti e istituzioni, creazione associazione badanti e definizione della figura professionale dell’ADS
Vantaggi: concretezza nei risultati e maggiore rapidità d’intervento a vantaggio dei Beneficiari e marcata diminuzione delle sue ostilità; risparmio economico e operativo per la Pubblica Amministrazione; risoluzione delle difficoltà dell’ADS.
Tempistica: 12 mesi
MODALITA’ DI REALIZZAZIONE, TEMPI E STRUMENTI NEL LUNGO PERIODO
Obiettivo: l’obiettivo ultimo è quello di evitare il ricovero dei Beneficiari in case di cura e strutture pubbliche; lasciare ai Beneficiari più autonomia; coinvolgere, sensibilizzare e responsabilizzare dove possibile la famiglia, forte integrazione con le associazioni di avvocati e tutte le professioni coinvolte quali: medici, psicologi, psichiatri, operatori sociali, notai. Negoziazione e stipula di polizze assicurative. Estensione del progetto al territorio regionale e nazionale;
Mezzi e Strumenti: assistenza domiciliare integrata, informare i cittadini e in particolare le famiglie sull’esistenza, l’attività e le finalità dello sportello. Inoltro di altre istanze specifiche quali: vendite, locazioni, accettazioni di eredità ecc…con maggior coinvolgimento di altri professionisti.
Vantaggi: miglioramento della qualità della vita dei Beneficiari con maggiore tranquillità per eventuali timori di responsabilità civile, penale e amministrativa dell’ADS; ove possibile risanamento dei rapporti familiari, riduzione dei costi sanitari, patrocini giuridici controllati, estensione del modello proposto al territorio nazionale.
Tempistica: 24 mesi
PUNTI DI FORZA
- Risparmio di costi ed attività grazie alla programmazione ed un coordinamento tra le varie strutture coinvolte
- Piena tutela dei Beneficiari
- Crescita della figura dell’ADS e relativa definizione della sua professione
- Assoluta integrazione con strategie comuni di intervento tra enti locali/territoriali e azienda sanitaria
- Collaborazione con GT e snellimento dei suoi compiti
- Piena applicazione e chiarimenti della normativa
- Pianificazione dei rapporti dell’ADS nelle altre regioni
- Estensione delle problematiche ad altre istanze specifiche coinvolgendo altre professioni
- Gestione e distribuzione di fondi pubblici e privati
- Organizzazione di corsi di formazioni con coinvolgimento delle infrastrutture universitarie